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Anacapri é na Canzone, il brano scritto dal maestro Gennaro Napoli dedicata alla settembrata anacaprese

DSC_0049Settembrata 2013 sfilata ®foto di Louis Molino

La canzone del maestro Gennaro Napoli dedicata alla prima settembrata anacaprese

Anacapri, erano gli anni 20 ed era l’epoca in cui l’isola di Capri cominciava ad essere “scoperta” dagli intellettuali, non solo grandi pittori e scrittori ma anche grandissimi maestri come Gennaro Nàpoli, uno dei piu’ grandi esponenti della composizione soprattutto strumentale dell’ epoca . Il maestro Napoli  Studiò con C. De Nardis e N. D’Arienzo. Importante  insegnante di composizione al conservatorio di S. Pietro a Maiella di Napoli (ne parleremo dettagliatamente nella biografia a fine articolo) Nel 1923 il maestro Gennaro Napoli che amava trascorrere lunghi periodi ad Anacapri prese parte ai tradizionali festeggiamenti che gli anacapresi dedicavano alla vendemmia e ai frutti della terra che sarebbe diventata successivamente la “Settembrata Anacaprese” la intitolo’ “Anacapri è na canzone” Grazie ad una deliziosa ricerca storica effettuata dai proprietari dell ” B&b Antico Monastero” di Anacapri che con grande passione hanno recuperato l’inciso dell’ epoca e lo hanno inserito come colonna sonora alle immagini della settembrata anacaprese 2013. ——-

Anacapri è na’ Canzone Chi nun c’è stato ancora ce venesse, e chi c’è stato ca ce riturnasse! Vurria restarce sempe, si putesse, malinconia, ccà, te saluta e passa! Chi nun c’è stato ancora ce venesse! – Che ce sta? – Che c’è sta nun se po’ di’! Anacapre è ‘na canzone, ‘na canzone mai cantata! Permettete? Sta serata, si vulite sta’ a sentì! Si vulite sta’ a sentì Mo v”a cant’i’!

Dice ‘a canzone: – A via pe’ Barbarossa — (addò stu core mio ce passa e spassa) – ce sta ‘na casa cu ‘na porta rossa e ‘na figliola ‘ncanta chi ce passa! P”a via che porta ‘ncoppa ‘a Barbarossa…

– Chi sarrà? – Chi sarrà nun se po’ di’! Anacapre è ‘na canzone, ‘na canzone mai cantata! Permettete? Sta serata, si vulite sta’ a sentì! Si vulite sta’ a sentì Mo v”a cant’i’!

Autunno: pergolato ‘e fronne rosse, ce passa ‘mmiezo ‘o viento è ce se spassa… ‘Na voce canta: – Ammore si turnasse! Risponne n’ata: – I’ songo sempe ‘o stesso! Autunno: pergolato ‘e fronne rosse!

– Che ce sta? – Che c’è sta nun se po’ di’! Anacapre è ‘na canzone, ‘na canzone mai cantata! Permettete? Sta serata, si vulite sta’ a sentì! Si vulite sta’ a sentì Mo v”a cant’i’!

 
Il maestro Gennaro Napoli  Nacque a Napoli il 19 maggio 1881, da Tommaso e da Maria de Blasio. Studiò con Camillo de Nardis e Nicola D’Arienzo al conservatorio S. Pietro a Majella, dove si diplomò in composizione nel 1903. Nel 1906 vinse il premio del Pensionato artistico nazionale con la cantata Armida abbandonata su versi di Apostolo Zeno; nel 1907 ottenne un altro premio  a Napoli nel concorso Bellini, con la cantata per soli, coro e orchestra Il convegno degli spiriti (versi di Giovanni Prati). Prima della grande guerra firmò la maggior parte della sua produzione, improntata a una certa versatilità: pezzi pianistici (tra cui le Scene infantili, poi trascritte per orchestra), canzoni dialettali, liriche da camera (anche su testi di poeti francesi come Alphonse de Lamartine e Alfred de Musset) e soprattutto pagine sinfoniche e corali. Furono queste ultime a dargli maggiore notorietà, dalla Sinfonia in Re minore (1904) alla suite sinfonica In montagna (1906), dal poema sinfonico-corale Il sole risorto, su testo di Alfredo Catapano (1909), alle musiche di scena per il Sogno d’un tramonto d’autunno di Gabriele d’Annunzio (1911): tutti lavori che si rifacevano ai modelli tardo-ottocenteschi del sinfonismo d’oltralpe, filtrati soprattutto attraverso la lezione di Giuseppe Martucci, figura dominante nell’ambiente napoletano agli albori del Novecento. Dal 1912 insegnò armonia, contrappunto e composizione nel liceo musicale della sua città; quattro anni più tardi ottenne la cattedra di armonia nel Conservatorio di Napoli, dove nel 1925 divenne titolare di contrappunto, fuga e composizione; del medesimo istituto fu anche vicedirettore e, nel 1935, direttore reggente. Dopo aver inseguito a lungo il progetto di un’opera destinata a rimanere incompiuta, Jacopo Ortis (con libretto di Alfredo Catapano tratto dal romanzo di Ugo Foscolo), dagli anni Venti in poi fu noto e apprezzato prevalentemente come didatta; suoi allievi furono Renato Parodi, Tito Aprea, Rubino Profeta, Terenzio Gargiulo. Alcuni suoi testi teorico-pratici (Bassi imitati e fugati, 1915; Elementi fondamentali di armonia, 1938) conobbero una notevole diffusione e rimasero a lungo in uso nei conservatori italiani. Si dedicò anche alla critica musicale, firmando articoli per i periodici Musica, Orfeo, Musica d’oggi e soprattutto per il mensile L’arte pianistica; di quest’ultimo fu fin dalla fondazione caporedattore. Pur essendosi mostrato, sia nelle composizioni giovanili sia nei suoi primi scritti critici, abbastanza aperto alle ventate di novità che scossero la musica europea agli inizi del secolo, negli anni Trenta si andò schierando con l’ala passatista dell’ambiente musicale italiano: con Ildebrando Pizzetti, Ottorino Respighi, Riccardo Zandonai e altri, fu fra l’altro uno dei firmatari del manifesto antimodernista apparso sul Correre della sera e sulla Stampa il 17 dicembre 1932. Morì a Napoli il 28 giugno 1943.
Anacapri é na Canzone, il brano scritto dal maestro Gennaro Napoli dedicata alla settembrata anacaprese ultima modifica: 2013-08-28T12:59:49+02:00 da Louis Molino
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