
I populismi stanno terrorizzando e cercando di minare le intelaiature delle forme liberal-democratcihe, perlomeno così come consegnataci nel XX secolo, ovvero quei modelli fondati sul suffragio universale e sulla rappresentanza.
Il testo di Alberto Lucarelli, Populismi e Rappresentanza democratica, Editoriale Scientifica, 2020, che da anni indaga sui processi legati alla crisi della rappresentanza e soprattutto s’interroga su aspetti positivi e negativi delle democrazie partecipative e dirette, affronta il tema dalla prospettiva del costituzionalista. Ovvero quanto i populismi incidano sulle basi dello Stato, quali popolo territorio e governo, e quanto mettano in crisi i due pilastri dello Stato la sovranità popolare e la rappresentanza.
L’obiettivo è quello di far emergere che non esiste un populismo, ma che si tratti di un fenomeno variegato, al punto di essere costretti a parlare di populismi.
C’è un populismo identitario, teso a saltare la rappresentanza e a riferirsi direttamente al Sovrano ed un populismo che propone di migliorare la democrazia della rappresentanza, valorizzando la partecipazione, e ridando dignità alla sovranità popolare, al cittadino. L’obiettivo non è una rappresentanza sterile ma una rappresentanza democratica, ovvero che sappia profondamente raccogliere le istanze ed i bisogni dei cittadini.
L’Europa, mai come in questo momento, è centrale, vanno difese le sue frontiere di democrazia con la consapevolezza di avviare realmente un processo di politicizzazione delle sue strutture, avvicinandole ai cittadini, uscendo dalla coltre della tecnocrazia; infatti proprio la deriva tecnocratica dell’Europa ha contribuito a determinare quale reazione populismi identitari e settari.