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Pablo Neruda: I versi del poeta che decanta le stagioni di Capri in “Chioma di Capri”

Da Capri Louis Molino –  L’iscrizione scolpita sul marmo e incastonata nella roccia, si proprio quella roccia così tanto decantata  nelle opere dal grande Pablo Neruda accoglie il viaggiatore nei sentieri della stradina che porta ai Faraglioni,  una bellezza naturale fantastica, che favorisce, allo stesso tempo ispirazione per amore e letteratura ma anche immaginazione stimolando attimi per  piccole o grandi  meditazioni.

Chioma di Capri – Neruda

La lirica appartiene a “La patria del racimo”, settima sezione (interamente dedicata all’Italia) di Las uvas y el viento. L’isola di Capri, dove il poeta soggiornò insieme a Matilde Urrutia dal gennaio al giugno 1952, è sentita dal poeta come una gemma solitaria, un prodigio naturale, un calice di liquide trasparenze elevato al cielo. Neruda coglie perfettamente ciò che è Capri, un’isola meravigliosa in un mare di problemi i quali attanagliano questa terra che ,però, non smette mai di stupire per le sue risorse..
 

Poesia di Pablo Neruda  Chioma di Capri Capri, regina di rocce, nel tuo vestito color giglio e amaranto son vissuto per svolgere dolore e gioia, la vigna di grappoli abbaglianti conquistati nel mondo, il trepido tesoro d’aroma e di capelli, lampada zenitale, rosa espansa, arnia del mio pianeta.

Vi sbarcai in inverno. La veste di zaffiro custodiva ai suoi piedi, e nuda sorgeva in vapori di cattedrale marina. Una bellezza di pietra. In ogni scheggia della sua pelle rinverdiva la primavera pura che celava un tesoro tra le crepe. Un lampo rosso e giallo sotto la luce tersa giaceva sonnolento aspettando di scatenare la sua forza. Sulla riva di uccelli immobili, in mezzo al cielo, un grido rauco, il vento e la schiuma indicibile. D’argento e pietra è la tua veste, appena erompe il fiore azzurro a ricamare il manto irsuto col suo sangue celeste. Solitaria Capri, vino di chicchi d’argento, calice d’inverno, pieno di fermento invisibile, alzai la tua fermezza, la tua luce soave, le tue forme, e il tuo alcol di stella bevvi come se adagio nascesse in me la vita.

Isola, dai tuoi muri ho colto il piccolo fiore notturno e lo serbo sul petto. E dal mare, girando intorno a te, ho fatto un anello d’acqua che è rimasto sulle onde a cingere le torri orgogliose di pietra fiorita, le cime spaccate che ressero il mio amore e serberanno con mani implacabili l’impronta dei miei baci.

Pablo Neruda: I versi del poeta che decanta le stagioni di Capri in “Chioma di Capri” ultima modifica: 2017-03-23T14:33:27+02:00 da Louis Molino
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